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Storie in tazzina

Nella piccola cucina dei miei nonni c’era sempre una moka sul fornello.
Per l’amico che veniva a visitarli dopo tanti anni, per la vicina che era rimasta senza, per semplice abitudine.
Ricordo ancora i pomeriggi d’inverno, trascorsi ad aspettare che i grandi, seduti intorno al tavolo con la tovaglia a quadrettoni, finissero i loro caffè.
Qualche volta la nonna me lo faceva provare: “soffia che scotta!”.
La mia parte preferita era in assoluto il fondo della tazzina, dove si depositava tutto lo zucchero.
Crescendo, il tintinnio del cucchiaino e l’aroma forte hanno continuato ad accompagnarmi.
In ufficio, durante le pause, mentre la macchinetta del caffè sbuffa, mi capita spesso di ripensare a quei lunghi pomeriggi dai nonni, mentre i soffici fiocchi di neve fluttuavano nell’aria.
Poi finisco il caffè, e anche nei momenti difficili sorrido guardando il fondo della tazzina.
Dopo l’amarezza c’è sempre dolcezza.
Sempre!

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